Oggi non parliamo di insetti, o quasi, ma ovviamente di uve, vigne e vini.
Partiamo subito dalla scelta del nome che viene fatta risalire proprio al “frinire” del grillo, la spiegazione potrebbe essere proprio che il canto dei grilli nelle notti d’estate è piacevole come i vini che si ricavano da questo vitigno. Nel dialetto siciliano, che vedremo essere la lingua del Grillo, è conosciuto come Riddu o Ariddu.
Sulla nascita di questo vitigno a bacca bianca ci sono due storie:
Una ha origini pugliesi, infatti si dice che sia stato importato post-fillossera in Sicilia per rimettere in moto la viticoltura dell’isola.
L’altra invece è che sia un incrocio tra lo Zibibbo e il Catarratto Bianco, tale incrocio pare risalga al 1873 e che a idearlo e realizzarlo sia stato il Barone Antonio Mendola di Favara (figura molto importate del mondo vitivinicolo del XIX secolo).
Pare che il nome datogli dal Barone Mendola fosse Moscato Cerletti per il legame con lo Zibibbo che è anche chiamato Moscato d’Alessandria e a Giovan Battista Cerletti anche lui figura centrale dell’enologia italiana, fondatore della prima scuola di viticultura e di enologia.
La storia del Grillo è legata a doppio filo sia alla Sicilia sia al suo vino più rappresentativo, ovvero il Marsala. Grillo, Inzolia e Catarratto, infatti, sono i vitigni più usati per la produzione del vino liquoroso emblema della sicilianità. Pare che proprio per dare più corpo e aromaticità al Marsala che Mendola decise di incrociare Zibibbo e Catarratto. I primi tentativi di vinificazione in purezza risalgono agli anni ’90 dello scorso secolo, sarà però negli anni 2000 che il Grillo inizierà ad essere riconosciuto tra in vini bianchi di qualità.
Solo nell’ultimo periodo si è scoperto che n’esistono due biotipi di Grillo: il biotipo A e il B, dal primo si creano vini freschi e fruttati invece dal secondo vini più strutturati ed alcolici, floreali e con note di miele.
La terra dove si esprime al meglio il Grillo, che sia adottiva o natia, è indubbiamente la Sicilia, in particolare nella zona nord-ovest nella provincia di Trapani, ma è diffuso anche tra Palermo ed Agrigento. Viene coltivato anche in Puglia e Basilicata.
Le caratteristiche del vitigno Grillo sono un’elevata vigoria e un’abbondante produzione anche in climi caldi e con siccità, ed un’ottima resistenza alle avversità climatiche e a molte delle malattie della vite (a parte l’oidio).
Le uve sono di colore giallo dorato, e una volta raggiunta piena maturazione sono caratterizzate da una notevole concentrazione zuccherina che determina vini con buona gradazione alcolica e con una notevole capacità di invecchiamento.
Le caratteristiche dei vini bianchi Grillo, ottenuti in purezza, sono:
Il colore giallo paglierino (più o meno intenso) con riflessi dorati.
Al naso possono presentare note agrumate e/o note floreali, in cui spiccano ginestra e biancospino, con sensazioni di miele e/o vaniglia.
In bocca è minerale e sapido, grazie alla vicinanza con il mare, più o meno strutturato e complesso, fresco o più morbido e rotondo come detto a seconda del biotipo.
Per gli abbinamenti con il cibo le versioni più fresche e fruttate del Grillo sono perfette con le preparazioni a base di crostacei, astici, aragoste e scampi, con piatti freddi, formaggi freschi e insalate. Le versioni più strutturate e floreali sono ottime con preparazioni a base di carne bianca, sformati di verdure e primi leggeri. In generale ottimo come antipasto.
Vi consigliamo i vini Grillo di Tenute dello Jato e di Caruso & Minini.
Come sempre assaggiate e siate curiosi.