Che cos’è l’Aglianico?

Che cos’è l’Aglianico?

Il vino principe del sud Italia che punta ad essere Re.

Oggi parliamo del primo vitigno meridionale che ha avuto la DOCG, esattamente nel 1993 con il Taurasi DOCG, che fu un riconoscimento ulteriore alla DOC ricevuta già nel 1970. L’Aglianico successivamente verrà raggruppato in tre biotipi diversi a cui corrispondono tre diverse DOCG:

L’Aglianico di Taurasi, da cui deriva il Taurasi DOCG, come detto, del 1993. Coltivato nel territorio dell’Irpinia, in provincia di Avellino. Da disciplinare dev’essere composto da 85% minimo di uve Aglianico ed è diviso in Taurasi e Taurasi Riserva, il primo deve obbligatoriamente invecchiare almeno 3anni di cui almeno 12 mesi in botti di legno, il secondo deve obbligatoriamente invecchiare almeno 4anni di cui 18mesi in botti di legno.

L’Aglianico del Vulture, coltivato nella zona dell’antico vulcano inattivo Vulture, nella provincia di Potenza in Basilicata. Riceve la DOCG nel 2011 per l’Aglianico del Vulture superiore. Per quanto riguarda l’Aglianico base, come dal 1971, rimane una DOC. Da disciplinare dev’essere prodotto solo con uve Aglianico e fare un anno d’invecchiamento, dopo 3 anni di affinamento viene definito “Vecchio”, dopo 5 anni “Riserva”.

L’Aglianico del Taburno, coltivato alle pendici del monte Taburno nella provincia di Benevento, anche in questo caso la DOCG esiste dal 2011 ed è Aglianico del Taburno DOCG, prodotto nelle tipologie di Rosso, Rosso Riserva e Rosato, per il base l’invecchiamento dev’essere di almeno 2 anni, mentre la “Riserva” 3anni di cui almeno 12 mesi in botte di legno e 6 mesi in bottiglia. Anche per questa DOCG la percentuale minima di Aglianico dev’essere dell’85%.

La coltivazione di Aglianico è diffusa anche in altre regione come Puglia e Molise comprese sotto delle DOC.

Cercando di capire l’etimologia del nome di questo vitigno si sono ipotizzate diverse possibilità di provenienza. Una di questa ha radici molto lontane, infatti è legata alla presenza dei Greci nella zona, ed è dovuta ad una storpiatura della parola Ellenico fatta dai dominatori spagnoli nel XV secolo. Un’altra storia è legata all’unione di due parole una latina e l’altra spagnola che potrebbero significare “vino della pianura”, termine utilizzato per indicare una bassa qualità di quel vino.

Vedendo le zone dove l’Aglianico riesce a dare il meglio di sé possiamo sicuramente dire che ha bisogno di colline ventilate con inverni non troppo rigidi ed estati non troppo torride, con numerose piogge perché non adatto alla siccità.

Il Taurasi viene definito il “Barolo del Sud” e l’Aglianico di conseguenza viene associato al nebbiolo, anche se per molti aspetti estremamente diversi e altri che accomunano le due tipologie di vino. La longevità è sicuramente la caratteristica che più li accomuna, entrambi sono predisposti ai lunghi affinamenti e invecchiamenti.

Gli storici attribuiscono all’Aglianico la prima Denominazione d’Origine al mondo, il “Falerno del Monte Massico”, prodotto nell’entroterra di Caserta citato da testi risalenti all’epoca dell’Impero Romano (Plinio).

Alcune delle principali cantine che coltivano e produco l’Aglianico sono ad esempio Mastroberardino o Feudi di San Gregorio in Campania, Cantine del Notaio, Elena Fucci o Basilisco in Basilicata, Di Majo Norante in Molise.

Documentandoci sull’Aglianico abbiamo capito che non è un vino semplice da coltivare, vinificare e affinare, ma che ha grandi potenzialità.

Chiaramente come sempre vi consigliamo di assaggiare tutto quello che potete. :)

Qui potete trovare la nostra selezione di Aglianico.

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