Chi sono i "Barolo Boys"?

Chi sono i "Barolo Boys"?

Nella sola domanda che abbiamo usato come titolo racchiudiamo non solo la richiesta di capire chi sono stati ma anche che cos’è stato il movimento dei Barolo Boys e quanto sono stati importanti per le Langhe e per il Barolo.

Dopo aver rivisto il docufilm del 2014, di Paolo Casalis e Tiziano Gaia con la voce narrante di Joe Bastianich, dedicato proprio alla storia dei Barolo Boys ci è sembrato necessario scriverci su un articolo. La parte secondo noi più affascinante è lo scontro generazionale che ha dato grande risonanza al Barolo e agli altri vini delle Langhe.

Ma iniziamo dal principio, infatti è doveroso contestualizzare la situazione delle Langhe e del Barolo negli anni ’70: I produttori di vino erano un numero ristretto, perché la maggior parte di chi aveva delle vigne produceva per vendere le uve a chi aveva mezzi economici e macchinari per vinificare ed imbottigliare. Quindi l’obbiettivo era quello di far rendere la pianta il maggior numero di grappoli possibili. Questo sommato al fatto che il Barolo non fosse conosciuto al di fuori del Piemonte non dava grande slancio alle vendite, rendendo la zona molto povera.

La nuova generazione di contadini e produttori dopo aver viaggiato soprattutto in Francia, per capire come migliorare la loro situazione socioeconomica, decisero la strada da seguire per rendere il loro vino più simili, per esempio, ai grandi vini della Borgogna.

Il momento simbolo dello scontro tra nuova e vecchia generazione è sicuramente quando Elio Altare spacca le enormi botti per l’affinamento della cantina del padre con una motosega, nell’estate del 1983. Gesto che gli costerà molto, infatti il padre lo diserederà il giorno dopo.

Da quel momento un gruppo di giovani viticoltori, condividendo la volontà di fare il miglior vino al mondo decisero di supportarsi a vicenda per accelerare il processo di evoluzione. Il gruppo era formato tra gli altri da Elio Altare, Gianni Voerzio (di cui abbiamo parlato in Storie di Cantine: Roberto Voerzio), Chiara Boschis, Elio Grasso, Giorgio Rivetti (di cui abbiamo parlato in Storie di Cantine: La Spinetta”) e Lorenzo Accomasso, ma oltre a loro anche altri produttori cominciarono a sperimentare nuove tecniche per produrre e affinare il loro vino tra questi possiamo citare i Ceretto, i Rinaldi e Beppe Caviola.

Vediamo le principali variazioni che misero in atto i Barolo Boys in vigna ed in cantina:

In vigna è la scelta di diminuire il quantitativo di grappoli da mantenere sulla pianta puntando alla qualità e non alla quantità in controtendenza con il passato.

In cantina è il passaggio dalle botti grandi alle barriques puntando a diminuire i tempi di affinamento.

Il risultato fu un vino più pulito, più concentrato, più colorato e molto fruttato ma soprattutto più “rapido” per il mercato.

Altra figura simbolo del movimento è Marc di Grazia, italoamericano, che decise di diventare il ponte tra le Langhe e l’America, sarà proprio il mercato americano a decretare il successo commerciale del Barolo. Nei primi anni ’90 il gruppo dei “rivoluzionari” decise di fare un viaggio per incontrare i loro clienti in America, importatori e ristoratori, e lì vennero accolti come vere e proprie star. Tra New York e la California fu un riscontro unanime. Proprio in California uno degli importatori regalò una maglia con scritto “Barolo Boys” a ciascun componente del gruppo.

Da quel momento in avanti saranno conosciuti da tutti con quel nome.

Tutto questo successo portò grande eco e risonanza a tutta la zona e ai produttori delle Langhe, anche quelli ancora legati ai metodi tradizionali di produzione.

Lo scontro di idee tra “tradizionalisti” e “modernisti” continua da quegli anni ad oggi, nel tempo però è stato lo stesso mercato a dare il suo responso cercando sempre più un prodotto vicino a quello tradizionale più legato al territorio e con la critica a supportare questa direzione.

Indubbiamente è stato un moto rivoluzionario incredibile, l’ondata di novità e il ritorno d’immagine è davanti agli occhi di tutti. Nonostante non sia proseguito e da alcuni addirittura rinnegato è innegabile lo slancio dato a tutto il mondo vitivinicolo piemontese.

Consigliamo a tutti gli appassionati di vino di guardare questo film, possibilmente con un calice di Barolo come compagno di viaggio.

Qui trovate la nostra selezione di Barolo.

 

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