Cosa s'intende con Classico, Superiore e Riserva?

Cosa s'intende con Classico, Superiore e Riserva?

Oggi ci occupiamo di un po’ di gergo enologico, infatti cercheremo di capire meglio cosa si intende con alcune parole che troviamo sulle etichette di vino. Proveremo a spiegare cosa s’intende con le parole “Classico”, “Superiore” e “Riserva”, cosi da poter capire cosa avremo davanti al momento di scegliere una bottiglia piuttosto che un’altra.

Partiamo dal dire che questi termini si applicano esclusivamente ai vini DOP, DOC e DOCG, cosa che restringe a vini all’interno di specifiche denominazioni.

Andiamo a vedere nello specifico il significato di questi termini:

Con la menzione “Classico”, se prevista dal disciplinare, sono indicati i vini prodotti nella zona più antica, potremmo dire “storica”. La zona “classica” se è definita topograficamente dal disciplinare è una sottozona all’interno della denominazione che rappresenta un’area geografica “originaria” del vino, ed è una tipologia di vino distinta da quella “base”. Esempio emblematico è l’Amarone che con la dicitura “Classico” restringe la sua provenienza alla zona storica di produzione della Valpolicella, più precisamente nei comuni di Fumane, Marano di Valpolicella, Negrar, San Pietro in Carino e Sant’Ambrogio di Valpolicella.

Un esempio che potete trovare qui sul nostro sito è il Magnum di Chianti Classico di San Giusto a Rentennano del 2020.

S’intendono, con la menzione “Superiore”, i vini prodotti seguendo regole più stringenti rispetto alla tipologia “base”, per esempio da disciplinare rientrano in questa menzione i vini con una gradazione alcolica più elevata, vedasi Dolcetto o Barbera, o l’eccezione dei Prosecco di Conegliano Valdobbiadene e Prosecco DOCG dei Colli Asolani che, nella sola versione spumante, prendono la definizione “Superiore” senza però alcun riferimento alla gradazione alcolica.

Esempi di “Superiore” sono: il “Serae” Barbera d’Alba Superiore o il "Dusin" Dogliani "Superiore" Dolcetto entrambi di Cozzo Mario

Con la menzione “Riserva” s’intendono i vini sottoposti ad un periodo di invecchiamento ulteriore a quello della tipologia “base”, potremmo semplificare e dire che per i vini rossi è almeno di due anni e per i vini bianchi è di un anno. Il periodo minimo di invecchiamento però può essere più lungo in base al disciplinare della specifica tipologia del vino.

Sarebbe riduttivo limitarlo al solo invecchiamento, spesso tutto il processo è, infatti, atto alla maggiore valorizzazione del prodotto finale, partendo dalla selezione della qualità delle uve, scegliendo le vigne più vecchie, fino all’affinamento, saltando delle annate se non ritenute a livello.

Come esempio possiamo usare la “Riserva” del Chianti Classico di prima cioè le nostre Riserva le Baròncole di San Giusto a Rentennano.

Dopo aver capito le differenze tra questi termini possiamo sicuramente avere più strumenti per scegliere il vino più adatto alle nostre esigenze. Vogliamo bere un vino tradizionale legato allo storico territorio di produzione allora sceglieremo un “Classico”, vogliamo bere un vino con una gradazione alcolica maggiore allora opteremo per un “Superiore”, vogliamo dedicare più tempo alla degustazione di un vino più ricercato e con affinamenti più lunghi, beh, in questo caso la nostra scelta sarà orientata per un “Riserva”.

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