Storie di Cantine: “Feudi di San Gregorio”

Storie di Cantine: “Feudi di San Gregorio”

L’amore per la propria terra, per il vino e per la sostenibilità.

Non negheremo di essere di parte in questo articolo, infatti è assolutamente una delle nostre cantine preferite per tanti motivi ma soprattutto per la positività dell’intero progetto.

Feudi di San Gregorio viene fondata nel 1986 a Sorbo Serpico in provincia di Avellino, zona dell’Irpinia che è la parte continentale della Campania in cui nascono alcuni dei migliori vini del sud Italia.

Per descrivere ciò che è attualmente quest’azienda potremmo citare i numeri, ovvero, 34 milioni di fatturato, 400 ettari di proprietà, 200 dipendenti, 4 cantine indipendenti e più di 3,5 milioni di bottiglie vendute, ma quello su cui vorremmo soffermarci è ciò che l’azienda rappresenta per il territorio.

Dalla sua nascita la Feudi si è posta come punto di riferimento per i tanti produttori della zona nell’acquisto di uva, dando sempre più valore alle tipicità del vino prodotto nella regione diventando così un propulsore sia economico che d’immagine per il mondo vitivinicolo dell’Irpinia.

Legata a doppio filo al territorio e alla propria terra il nome "Feudi di San Gregorio" deriva da una contrada di Sorbo Serpico. La storia del territorio è il punto fondamentale da cui partire per disegnare il futuro dell’azienda valorizzando proprio la tipicità dei territori e i suoi vini come l’Aglianico, il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo o la Falanghina.

Essenza stessa dell’azienda è quindi l’Irpinia caratterizzata da inverni rigidi e nevosi ed estati mai troppo torride, escursioni termiche intense, suoli vulcanici e sabbiosi, che hanno preservato le vigne dall’epidemia di fillossera, e quella particolare luce mediterranea che scalda non solo le vigne ma anche gli umori.

Come rispettare al meglio un territorio su cui si basa l’intera esistenza di un’azienda se non provando a preservarlo in tutte le maniere? La Feudi ha ricevuto diverse certificazioni in quanto azienda green e fa parte di una élite di imprese che puntano all’impatto zero entro il 2030. Basando il proprio fabbisogno energetico sul fotovoltaico ed energie rinnovabili, ottimizzando il consumo di risorse idriche sfruttando la piovosità del territorio utilizzando vasche di recupero dell’acqua piovana, utilizzando un packaging sostenibile e alleggerendo l’utilizzo del vetro nelle bottiglie.

Oltre alla sostenibilità ambientale la Feudi è molto attenta a quella aziendale. Non solo quella economica ma anche quella delle persone che lavorano direttamente o indirettamente come fornitori. Dando importanza ad una sostenibilità sociale che rende forte l’intera filiera produttiva, per esempio affiliando i produttori d’uva per più anni di contratto o assumendo a tempo pieno i dipendenti che prima erano stagionali.

Tra le etichette più famose e rappresentative del territorio ci sono la Falanghina Serrocielo, il Fiano d’Avellino Pietracalda, il Greco di Tufo Cutizzi, l’Irpinia Bianco Campanaro per quanto riguarda i vini bianchi.

Invece tra i rossi più importati della produzione ci sono il “Serpico”, elegantissimo Aglianico che fa un affinamento in barrique per 18mesi, il “Pàtrimo”, pluripremiata interpretazione del Merlot affinato anche lui 18mesi in barrique e il Taurasi Riserva “Piano di Montevergine”, Aglianico alla massima espressione di sé.

La cantina di Sorbo Serpico è stata disegnata dall’architetto giapponese Hikaru Mori, all’interno della quale c’è un ristorante, il Marennà, riaperto nel 2019.

Concludiamo questo articolo citando i punti su cui si basa ed è condotta la Feudi da Antonio Capaldo, presidente dell’azienda, ovvero: creare valore per l’Irpinia, costruire interdipendenza crescente con i fornitori, promuovere l’arte e la cultura come fonte di ispirazione, valorizzare le persone che lavorano in azienda e comunicare valori positivi ai clienti.

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