Che cosa s’intende con “piede franco”?

Che cosa s’intende con “piede franco”?

In questo articolo parliamo di un argomento che ci sta molto a cuore, cercheremo di spiegare sia il significato specifico del termine “piede franco” sia, sopratutto, l'importanza che ha avuto per il nostro paese e per l’Europa.

C’è necessità di un po’ di contesto però, nella seconda metà dell’800 un insetto, la Fillossera, “sbarcò” in Europa dal Nord America su alcune piante di vite via nave, e riuscì a distruggere quasi l’80% delle viti europee. La soluzione si trovò solo dopo numerosi studi e tentativi. Osservando l’aggressione dell’insetto alle viti europee (vitis vinifera) e a quelle americane (vitis labrusca) fu chiara la più alta resistenza delle radici delle piante americane e quella della parte vegetativa delle piante europee.

Quindi si decise di innestare alle radici delle viti americane la parte superiore delle viti europee, così da eliminare le parti “deboli” delle due e mantenere le parti meno aggredibili.

Per approfondire ulteriormente l’argomento Fillossera vi rimandiamo all’articolo che gli abbiamo dedicato, qui, come dice il titolo, “Stava per finire tutto…la Fillossera”, il rischio che le viti europee sparissero fu altissimo.

Basti pensare a “La classificazione ufficiale dei vini di Bordeaux del 1855” garante della qualità dei vini di quella zona, i quali sarebbero stati spazzati via dalla circolazione da quell'insetto senza tali innesti e altri tipologie di intervento.

Una soluzione che fu utilizzata da alcuni proprietari dei vigneti aggrediti fu l’allagamento dei terreni, vedasi Mathieu Dolfus, proprietario di Château Montrose dal 1866 al 1896, che riuscì ad arginare la diffusione della malattia con l’utilizzo di una turbina eolica, simbolo ancora oggi della tenuta.

Tornando al significato del termine, con “piede” ci si riferisce alle radici delle viti, invece con “franco” s’intende “qualcosa esentato da vincoli, libero e schietto. Quindi con “vite a piede franco” s’intendono tutte quelle viti con radici proprie, non ibride e non innestate su radici di piante americane.

Le viti “a piede franco”, che sono sopravvissute alla Fillossera, ci sono riuscite per diversi fattori tra questi la tipologia del terreno, per esempio la presenza di sabbia, e l’altitudine.

La tenacia di queste piante e dei loro coltivatori ci ha dato la possibilità di mantenere viva la storia e il corredo genetico di viti e vini che avremmo potuto perdere per sempre.

Esistono quindi un ristretto numero di vitigni che si sono salvati, tra questi il “nostro” Dolcetto “Pregliasco” di Cozzo Mario, nasce da viti, che come un tempo, dimorano su piede franco, senza la protezione dalla Fillossera che deriva dal portainnesto americano. Da questo ristretto numero di viti nasce un vino ricco di personalità e di rara intensità di profumi e sapori.

In meno di un ettaro, su di un terreno composto da argilla e calcare, con esposizione a sud/sud-ovest, ad un’altitudine di 475mt viene coltivato questo dolcetto che sorprende per una capacità d’invecchiamento da grande vino di cui vengono prodotte un piccolo numero di bottiglie e non tutte le annate vengono imbottigliate, proprio perché trattato come una grande riserva, ad esempio dell’annata 2017 la produzione è stata di sole 2340 bottiglie, della 2019 invece 2274.

Con il suo colore rosso rubino con intensi riflessi violacei da subito l’idea di un vino di carattere che però come tutti i vini prodotti da viti “vecchie”, impiantate nel 1986, ha bisogno di grande cura e rispetto.

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