Storie di Cantine: ”Ratti”

Storie di Cantine: ”Ratti”

Alba, Brasile, Francia e ritorno tra storia e innovazione.

Partiamo proprio da Alba e dalla sua Scuola Enologica, per parlare di Renato Ratti, che lì farà i suoi studi e si formerà come enologo.

Figlio di veterinario e nipote di medico è il primo nella sua famiglia ad occuparsi di enologia e di vinificazione, nel 1955 coglie l’occasione di trasferirsi in Brasile per seguire la produzione di Vermouth per la Cinzano, dove passerà dieci anni.

Nel 1965 tornerà in Italia, nell’albese, nella zona dove era cresciuto e si era formato, non prima di passare dalla Francia più precisamente dalla Borgogna e da Bordeaux, dove studierà il loro processo di vinificazione. La caratteristica che più colpì Ratti fu sicuramente la valorizzazione dei singoli Cru.

In Renato Ratti sono presenti due anime: quella vocata allo studio del passato, delle tradizioni e dei metodi storici di lavorazione e quella vocata all’innovazione e la ricerca della qualità.

Acquisirà la vigna Marcenasco sotto l’Abbazia dell’Annunziata a La Morra, da cui produrrà Barolo e in etichetta farà scrivere il nome della vigna stessa, ripristinando così un’usanza dell’800, esempio concreto di come sia riuscito a fondere le sue due anime, studiando il passato al fine di creare un valore per il futuro. Specificando la provenienza dell’uva e legando le caratteristiche di una vigna alla specifica etichetta, seguendo l'idea francese dei Cru.

Passione per il passato che lo porterà a creare un museo dove racchiudere storia e tradizioni della vinificazione tipica della zona, in parallelo svilupperà anche un archivio delle annate a partire dalla metà dell’800 che ancora viene aggiornato oggi.

La ricerca dell’innovazione e della qualità lo spingeranno a modificare i tempi di fermentazione, macerazione e affinamento del vino in legno, che viene fissato a due anni, così da rendere l'intero processo più rapido.

Disegnerà una mappa del Barolo specificando i nomi delle zone, che sarà utilizzata con altre per redigere il disciplinare di quelle che sono le attuali MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive).

Negli anni rivestirà la carica di Presidente del Consorzio del Barolo e sarà direttore del Consorzio dell’Asti, parteciperà direttamente alla stesura dei disciplinari di produzione dei vini albesi, in particolare della DOCG.

Nel 1988 Pietro, figlio di Renato e giovane enologo, prende le redini dell’azienda per la prematura scomparsa del fondatore, e con passione porta avanti le idee del padre. Continuando, quindi, non solo a dirigere l’azienda ma a supportare l’intero mondo vitivinicolo langarolo, infatti proprio come il padre è stato esponente di vari consorzi della zona.

Come spiegato nell’articolo “Che cos’è l’ALBEISA?” la figura di Renato Ratti sarà molto importante per dare nuova vita alla bottiglia tipica della zona, anche questo altro esempio di come possano convivere storia e innovazione.

Caratteristica distintiva della cantina Ratti sono le etichette con i soldatini, ispirate ai componenti dei reggimenti piemontesi a difesa delle Langhe e del Monferrato tra il 1700 e il 1800. Inizialmente oltre all’illustrazione c’erano delle informazioni riguardanti i militari che avevano utilizzato quella specifica uniforme, in che anno e i luoghi degli scontri. Nel museo Renato Ratti del Barolo e dei vini di Alba sono conservate alcune storiche bottiglie con le etichette originali.

Oggi la Ratti possiede più di 35 ettari vitati in tre zone differenti, La Morra (vigneti Conca, Marcenasco e Rocche dell’Annunziata), Castigliole d’Asti (vigneti Villa Pattono e I Cedri) e Mango (vigneto Colombé). Ed oltre al Barolo, prodotto di punta dell’azienda da sempre, vengono prodotti anche Nebbiolo, Dolcetto, Barbere d’Asti e d’Alba, Chardonnay, Sauvignon e alcune grappe.

Qui la nostra selezione.

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